L’INFINITO, il naufragar m’è dolce in questo mare.


di Roberto Crinò (autore di poesie)

“il naufragar m’è dolce in questo mare”… iniziare dalla fine, riavvolgere il nastro di un caleidoscopio di emozioni, che si affastellano sontuose, come albatri pronti a spiccare il volo su distese sterminate d’acqua, lisce, prive di ostacoli a esorcizzare le siepi, le mura, i vincoli, le catene invisibili, i legacci della nostra attuale esistenza “frenata”, “reclusa”, “sotto chiave” o quasi, messa al “sicuro” contro “il virus che porta la corona”, monarca assoluto, despota incontrastato delle nostre paure, delle nostre sconfitte, delle nostre disfatte, dei nostri egoismi, delle nostre solitudini separate, atomizzate.

Ecco perché “L’infinito”… perché come il poeta di Recanati, piccola particella in un “opaco atomo di male”, che ebbe la forza di superare l’ostacolo della siepe, e “volare, volare, volare nel blu dipinto di blu”, oltre i confini del suo carcere, della sua mente, anche noi, tutti noi, “prigionieri del monarca” abbiamo questa ancestrale, atavica, risorsa, andare oltre le mura che ci dividono, che ci salvano separandoci, che ci ottenebrano preservandoci, che ci mettono in sicurezza costringendoci però ad abdicare dalla nostra magnifica attitudine: la socialità, l’umanità. Allora le parole, del grande recanatese, uomo universale, “spirito irripetibile”, sono il nostro passpartout, il nostro viatico, le nostre ali, noi albatri leggeri e imponenti per sollevarci, per respirare, per ricordarci di cosa siamo fatti, per redimerci, in tempo di redenzione e risorgere.

L’infinito, perché nella nostra umana finitezza, noi umani siamo invincibili, infiniti e connessi, malgrado tutto, in “un folle volo”, ardimentoso sulle distese del mondo. E lì torneremo, più forti che mai.

#siadatocreditoallapoesia

L’infinito (Giacomo Leopardi), una lettura di Roberto Crinò, musica “Interminati Spazi di Salvo Ferrara,  mixaggio audio Francesco Criscione, montaggio video Massimo Torcivia.